Per lo scultore, il disegno preparatorio, il bozzetto, la maquette, hanno una grande importanza. Sono i primi contatti con l’oggetto pensato, gli esiti immediati che danno la possibilità di “vedere” l’idea. Molti tendono a considerare il bozzetto cartaceo o plastico come detentori della for-za primigenia che tramuta il pensiero in segno, in materia: la scultura sarebbe dunque elaborazione di una sintesi, compimento di un gesto urgente che fissa l’evanescenza di un’immagine mentale. Personalmente non dedico molto tempo al bozzetto: eseguo per lo più schizzi veloci su fogli che in quel momento mi “capitano” tra le mani, spesso usati più volte, dove le tracce si sovrappongono. Disegni che si perdono tra le lamiere dell’officina, usati solo per capire come tagliare il ferro, creare una forma, l’inclinazione di un piano. Questo perché non voglio disperde-re il momento dell’intuizione in più passaggi prima di arrivare all’opera finita: la scultura non deve solo essere elaborazione di qualcosa che si è già visto, stabilito in modo razionale, ma deve mantenere una carica misterica, un aspetto che rimandi al momento della creazione stessa.
Raramente mi dedico ai collages, che sono di per sé una forma di scultura con una terza dimensione compressa in un millimetro, forse due, ma tuttavia presente. Nel mio caso, i lavori cartacei sono opere compiute, non preparazione di qualcosa che verrà più tardi, ma elaborati della scultura in forma diversa. Spesso i collages vengono realizzati dopo le sculture, come complemento al lavoro artistico, e non come anteprima di un lavoro ancora da svolgere. Ben evidente questo concetto nei bozzetti relativi alle sculture realizzate nel 2007, mentre per i lavori intitolati “Comprensione”, occorre un ulteriore approfondimento.
“Comprendere” significa arrivare ad una conoscenza, capire qualcosa che prima sfuggiva, chiarire una situazione, un evento. La nostra capacità di comprensione rispetto a quella che comunemente definiamo “realtà”, aveva trovato la sua massima espressione nelle leggi fisiche elaborate da Newton nel 1687: ogni evento aveva una dinamica precisa, verificabile, inconfutabile. Ma in poco più di duecento anni, scienziati come Planck, Einstein, Bohr, Heisenberg, penetrando profondamente gli strati più sottili della materia, rimisero tutto in discussione. Il concetto di relatività einsteiniano e il dualismo onda-particella della meccanica quantistica, ci consegnano piani di lettura della realtà diversi a seconda della misurazione che vogliamo effettuare. Al nostro livello di grandezza, occorre ancora far riferimento a Newton, ma i processi che regolano l’uni-verso subatomico rimangono tutt’oggi incomprensibili. Durante una visita al CERN di Ginevra, rimasi colpito dalle parole del Prof. Valerio Grassi, Senior Researcher coinvolto nell’esperimento ATLAS, che cercava di spiegare con un semplice esempio, i risultati delle ricerche compiute con l’Lhc (Large hydron collider) : “Quando facciamo collidere due fotoni all’intero dell’anello dell’Lhc, il risultato è incredibile: è come far scontrare due mele, e come risultato ottenere banane, fragole e lamponi.” Nell’infinitamente piccolo la nostra capacità di comprensione si arresta, le leggi Newtoniane che ci hanno permesso di stabilire precisi rapporti matematici e fisici per capire la realtà, svaniscono come neve al sole. La certezza è che l’ultimo “mattone” della materia non esiste per come noi lo pensavamo (e pure Democrito 2400 anni fa), ma esiste energia sotto forma di onda, in grado di creare materia, collassando nel tempo e nello spazio. Questa idea tanto avanzata da mettere in difficoltà le menti più brillanti del XX secolo (e non solo), trova un fondamento nella filosofia di un grande presocratico, Eraclito, che con il concetto di logos, il fuoco creatore dotato di intelligenza, identificò il significato del divenire, di un continuo mutamento del principio generatore di tutte le cose. Un medesimo risultato lo possiamo riscontrare nel Tao (o Dao) uno dei principali concetti filosofici e mistici cinesi risalente al IV secolo a.C. “… Senza nome è il principio del Cielo e della Terra …”, uno dei fondamenti del Taoismo, sembra indicare l’impossibilità di conoscere il rapporto esatto tra energia e materia. Alla luce dei fatti, trascendenza e immanenza convivono nella nostra realtà: l’intuizione filosofica del pensiero degli antichi e la necessità di prove scientifiche di fisici e matematici nostri contemporanei, arrivano alla stessa conclusione. Non esiste un unica realtà visibile e conoscibile, ma più piani interconnessi, che dialogano con cifre diverse, esiti evidentemente antitetici eppure coerenti. Possiamo dunque vedere i risultati delle nostre azioni sulla materia, ma non ci è data la possibilità di capirne i processi più intimi, i “codici” attraverso i quali emergono le forme, apparentemente solide e immutabili, tuttavia costituite da energia vibrazionale e pensiero.